mercoledì 27 giugno 2012

CAPITOLO NOVE - GOCCE D'ACQUA






QUESTO E' UN CAPITOLO CORTO.
HO PREFERITO DIVIDERLO, ALTRIMENTI SAREBBE DIVENTATO CHILOMETRICO.
POSTO IL N. 10 QUASI DI SEGUITO..... 


GRAZIE PER I COMMENTI CHE MI LASCIATE.
VI ABBRACCIO TUTTE.


BUONA LETTURA










CAPITOLO NOVE -  GOCCE D'ACQUA




Esco con la barca.


Le prime ore del mattino sono le migliori.
Il mare è calmo.
Tutto tace.




Mi dirigo verso le montagne.


Punto verso il canyon.
Ci sono dei passaggi stretti, dove le rocce calano a picco nell'acqua.


Le pareti sono levigate dall'usura dell'acqua e del vento.


La roccia si lascia plasmare, tenta invano di contrastarne l'effetto.


Si impegna a farla scivolare e rimbalzare via.


Inutilmente soccombe.


La goccia è inesorabile.


Instancabile.
Continua a cadere sempre nello stesso punto.


E il solco che crea è inevitabile.


Sembra tutto immutabile.


Ma non lo è... mai ... niente lo è.


A volte succede, che per qualche strana combinazione, improvvisamente, la goccia devia  il suo percorso.


Si trasforma.


Basta uno schiocco di dita e tutto cambia.


Sono confuso sempre di più.


Ho bisogno di stare da solo e schiarirmi le idee.


Mi sento travolto e sopraffatto dai sentimenti e dalle emozioni che provo.


Forti e profonde.


Si sono incagliate sotto la pelle.






Infilo il mio cappello blu di lana, il giubbotto nero di pelle..... e parto.




Avrei dovuto incontrare Isabella.




Mi aveva invitato ad uscire con lei sta sera a cena.


La sua presenza qui mi ha sconvolto l'esistenza.


Ha stravolto i miei piani.
La mia vita è cambiata in questo tempo...... da quando lei è arrivata.


Penso sempre a lei.


E questo non va bene.


Non mi piace questa situazione.
E' pericolosa.
Troppo.


E' lacerante.
E le mie vecchie ferite sono ancora aperte.






E' passata una settimana dall'ultima volta che abbiamo fatto l'amore.
So che mi ha cercato nei giorni scorsi.
Ero impegnato fuori per lavoro qualche giorno.


Non voglio correre.
Non voglio accellerare.
Troppo in fretta.
Voglio capire e procedere con calma.
Non so cosa stia succedendo.
Ne ho una paura fottuta.


Con lei sto benissimo, in tutti i sensi.
Mi piace da impazzire.


Ma..... ma c'è un ma.






Sono sicuro che prima o poi si stancherà anche lei di questo posto.
Mi lascerà e se ne andrà.


Ritornerà alla sua vita di sempre.


A New York, dalle sue amicizie e al suo vecchio lavoro.


Come fa a stare in un posto simile una donna come lei?


Impossibile.


Con un uomo solitario come me, orso e 
problematico.


Ora crede di volermi, ma domani?








UNA SETTIMANA PRIMA


Sono steso e semi addormentato nel letto della sua camera.
La tengo stretta tra le braccia.
Petto e schiena a contatto sotto le lenzuola.


"Sai di buono Edward..... di selvaggio ..... mi piace....."


"Mmmmhhh"


"Non parli molto tu..... però mi piace"




In effetti sono arrivato davanti alla porta della sua stanza e con fare un po' irruento mi sono fiondato su di lei, appena ha aperto la porta.


Non mi aspettava.


Sono stato assalito da una grande voglia di lei.


Improvvisa, forte, incontrollabile.


Ero seduto nella comoda poltrona del mio studio, continuavo a pensare a lei, a noi, a quello che è accaduto sulla barca.


Continuavo inconsciamente a riempirmi il bicchiere di ghiaccio e acqua.


Bevendo compulsivamente.


Non mi accorgo che non serve a nulla tutto questo mio fare, per frenare l'impeto delle emozioni al pensiero di lei.


Mi alzo di scatto, quasi senza pensare, prendo le chiavi e chiudo lo studio.


Isabella.


Un pensiero fisso.


Una voglia incontrollabile.


Arrivare da lei il più in fretta possibile.


D'impeto l'ho presa e sollevata, spingendola senza remore contro l'anta della porta aperta.


Intrappolandola tra le mie labbra e il mio corpo.


Lasciandola senza nessuna possibilità di movimento o di replica.


Solo dopo averla baciata a lungo e in profondità l'adagio sul letto, senza usare poca delicatezza.


Non è il momento questo delle buone maniere.


E' l'attimo dell'ingovernabile istinto dal quale sono travolto.


O è lei a travolgere me?


Sentimenti contrastanti investono la mia mente, semplici ed involontari, un misto di rabbia e passione.


Vorrei cancellarli e liberarmene una volta per tutte.


Ma loro sono lì. 


Aleggiano sopra di me.


Non si scostano.


Come la goccia, come un tarlo insopportabile.


Vorrei essere qui e perdermi tra le braccia di Isabella e nello stesso tempo vorrei non averla mai incontrata.


Vorrei che quel cane non avesse salvato il suo padrone e che Alice non avesse chiamato il giornale.


Ma lei è qui ora, e io sono dentro di lei.
Cerco di scacciare questi pensieri e godermi il momento.


Perchè non sono sicuro che ne seguirà un altro.
Le devo parlare.
Dopo.


Ora la voglio, disperatamente.


E così lentamente bacio dopo bacio, accantono questi pensieri.


Lascio spazio alle sensazioni che mi regala Isabella con la sua presenza e al piacere che posso donarle, con il mio corpo e con le mani.


La sento fremere al passaggio delle mie dita sui suoi seni nudi.
E' ancora sopraffatta dal mio arrivo inaspettato.


E anche io.
Avrei tante cose da dirle, ma non vogliono uscire dalla mia testa.


Ma è Isabella a parlare.


E' lei quella che gioca con le parole.


E' lei quella che centelline le gocce d'acqua.




"Lo so Edward che sei confuso."


"Non riesco a parlarne ora Bella. Scusami. Vorrei tanto dar voce ai miei pensieri, ma sono talmente confusi e contorti che fatico a mettere le parole in fila"


"Lo so.... mi sento così anche io."

"Ma tu riesci a capire.... ??"



"Sono spaventata anche io. E' tutto così improvviso. E' così forte Edward, che non riesco a dargli un nome."


"Ho paura di ferirti. Non mi preoccupo di me, ma è te che non voglio deludere. Non voglio farti male Isabella..... sei importante per me."


"Quando ti vedo io..... vorrei solo correrti incontro e abbracciarti e lenirti le ferite.... lo so le vedo..... le cicatrici sono fresche...."


"Lo so che non sei pronta, come non lo sono io...."


"...... per una relazione seria dici?.... Ma non è quello che cerco, non so nemmeno io cosa cerco... so solo che con te sto bene. Mi fai stare bene."


"Bella mi dispiace tanto"


"Abbiamo bisogno di tempo. Prendiamocelo. Chi altri meglio di noi può deciderlo?"


"Come ci consideriamo allora...???"


Rimane in silenzio un attimo.


"Amici che fanno sesso?"



La guardo accigliato.




"Non lo so .... sembra squallido così, non che lo sia in generale, ma nel nostro caso.... ecco mi sembra riduttivo..."


Si accorge di una punta d'acidità.... nella mia risposta.


"Cerchiamo di capire.... andiamo per gradi. Non dobbiamo riuscirci adesso.
Ho buttato all'aria la mia vita da poco, ho ancora il mio vestito da sposa a casa della mia migliore amica a New York.... me lo ha ritirato lei. Era pronto.
Domenica prossima avrei dovuto sposarmi.... ancora non ci credo.
E' tutto così diverso.... ora."


"Sei pentita?"


"Pentita?? No anzi.... è solo strano"




Ancora nessuno sa di noi, forse solo Alice.


Non ho chiesto a Bella se glielo ha detto?


Io non ho voluto raccontarle niente.


Per cui ..... quando bussano alla porta della camera di Bella, tutti e due ci agitiamo come dei grilli.


E' Alice alla porta infatti.


"Bella, Bella ci sei?"


"Alice... sì arrivo un attimo ero in bagno"


Ci guardiamo divertiti.


Ridacchiamo tentando di raccogliere i nostri indumenti dal pavimento.


Ma per quanto possiamo fare finta di nulla... è estremamente evidente quello che abbiamo appena fatto.


Sussurro.


"Che tempismo mia sorella. Che faccio mi nascondo nel bagno?"


Bella mi fissa sbigottita e poi annuisce con la testa.


Apre la porta mentre io mi nascondo.


Sembro un fuggitivo, un clandestino.


Ma Alice già sospetta qualcosa .... e non vorrei che si spargesse troppa la voce in giro.


Non ancora per lo meno.


Non so nemmeno io quello che sta succedendo!


Alice entra.


"Sei sola? Giurerei di aver visto la macchina di mio fratello qui sotto"


Sono seduto sulla vasca che sghignazzo da solo.


Cara Alice, se hai notato il mio pick up....perchè diavolo sei venuta di sopra allora???? 


Non potevi telefonare?


"Non lo so Alice, sarà di sotto al locale o in giro con Bo"


"Ero venuta per invitarti a prendere un tè con me al centro commerciale, ho bisogno di un paio di scarpe nuove e non mi andava di fare tutto il tragitto da sola.... vieni?"


Bella entra in bagno per sistemarsi e uscire con Alice.


Io l'abbraccio forte appena entra e la ringrazio di essere stata al gioco.


Poi aspetto che loro se ne vadano ed esco dal mio nascondiglio.


Prendo il mio pick up e ritorno in ambulatorio.















venerdì 8 giugno 2012

CAPITOLO OTTO - REAZIONI IMPROVVISE 2




CAPITOLO OTTO - REAZIONI IMPROVVISE 2


Ti sei pentita Bella?
"Certo Tanya, andiamo, ti porto io"


Durante il tragitto in macchina, lasciamo perdere, volevo buttarla fuori in corsa.
La lascio davanti casa, non spengo il motore, nemmeno scendo.
Sfreccio via.
Sono nervoso. Mi girano parecchio.
Batto i pugni sul volante.
Durante la cena ho sperato che le cose potessero prendere una piega diversa.
Invece.
Se voleva tornare in albergo Isabella poteva chiedere a me un passaggio, invece di rivolgersi ad Alice.
Ha paura di me?
L'ho spaventata forse?
Ma è lei che mi ha tenuto la mano stretta e languida per tutta la cena.
Ha cambiato idea su di noi?
Forse ha capito che non le piaccio!
Mi avvio verso il porto. L'idea di andare a dormire, da solo sulla barca non mi attrae nemmeno un po'.
Mi rode che la serata si sia già conclusa.
Così faccio inversione e inizio a guidare a casaccio.
Anche la serata è calda.
Mentre guido mi sfilo la cravatta e slaccio i bottoni della camicia.
Mi tolgo anche la giacca e arrotolo le maniche  sopra il gomito.
Oh molto meglio!
Libero!
Arrivo al faro.
Cosa ci faccio qui!?
Il parcheggio è pieno di macchine, come sarà pieno il locale.
Potrei entrare e bere qualcosa.
Scambiare quattro chiacchiere con Bo.
Sicuramente saranno già arrivati anche Emmet e Jass a dargli una mano.
Mentre penso a cosa devo fare, vedo che le luci della stanza di Isabella sono spente.
E' tutto buio, sicuramente starà già dormendo.
Alice l'avrà portata a casa nel frattempo.... 
Senza pensare oltre, apro la portiera e con passo deciso mi dirigo verso la porta della locanda.
Quella che porta direttamente alle stanze.
Salgo i graditi a due a due di corsa, saltellando.
Mi avvicino alla tua porta.
Ascolto e sento della musica provenire dall'interno, musica dolce e rilassante.
Allora ci sei, non stai dormendo.
Busso. Non penso e busso.
Cosa le dirò quando aprirà?
Ma quando la porta si apre.... quello che appare davanti a me non è sicuramente quello che mi aspetto.
E' Melanie ad aprire la porta. Vede il mio stupore.


"Ciao tesoro, ti aspettavi qualcun altro vero? Mi dispiace ma da ieri Isabella ed io ci siamo scambiate la stanza, la sua è sull'altro lato ora. Volevo una stanza più ampia e le ho ceduto la mia con vista sul mare e non sul parcheggio ..... dice che l'aiuta a scrivere."


Corro...... verso la sua nuova stanza.
Sono agitatissimo a questo punto.
Però busso alla sua porta.
Ma niente.
Non risponde. Non c'è.
Guido verso la barca.


Ormai è meglio che ritorni.
Non ho più voglia di guidare.
Desidero solo stendermi.
Bere una birra, magari due.... stordirmi e dormire.
Così non penserò a questa giornata e per un po' anche ad Isabella.


Arrivo sul pontile.... salgo sulla barca.
E mi prende un infarto secco.
Fortuna che ho il cuore forte.


"Edward.... ti stavo aspettando? Dove sei stato?"


"Cosa ci fai tu qui?"


Non mi esce altro dalla bocca.
Sono spaventato, stupito e sconcertato.
Tutto pensavo, tranne che trovarti qui ....
Sono in parte arrabbiato in parte incredulo.
Spaesato.
Sono un uomo a metà.
Sempre diviso. Tagliato e sezionato.
Una volta non ero così.
Lo sono diventato quando sei  arrivata tu.
Hai spazzato via tutte le mie certezze.
Quelle poche rimaste per lo meno.
Tu mi fa sentire insicuro.
Forse insicuro.
Ecco non sono nemmeno sicuro di questo.
Dio.
Continuiamo a fissarci per secondi interminabili.
Sono anche felice però.
Felice di averti qui, di respirare la tua stessa aria.
E mi avvicino.
E questa volta l'insicurezza lascia spazio alla certezza.
Ti prendo e ti bacio.
Subito, diretto, inapellabile.
Ti bacio con foga.
Non mi freno, passo subito le mani sotto al vestito e ti sollevo per le chiappe.
Sode, fantastiche.
Sembrerò irruento? Poco mi frega in questo momento.
E' settimane che sogno di farlo.
E lo faccio.
Isabella, non sembri spaventata.
No no.
Agganci le gambe alla mia schiena.
Avvolgi le braccia intorno al mio collo.
E.... riprendi a baciarmi.
Mi baci con la bocca, mi baci con la lingua.
Mi sento scoppiare.
Mi devo liberare dei vestiti.  E anche dei tuoi.
Veloce e rapido mi dirigo in sotto coperta.
Ti sdraio sul materasso.


"Ecco questo è il mio letto..... io dormo qui"


L'unica cosa sensata che riesco a dire.
Mi sfili la camicia, ti sfilo il vestito.
In ginocchio sul letto, tu sotto di me,  con la schiena appoggiata ai cuscini.
Mi slacci la cintura. 
Ti slaccio il reggiseno e affondo le labbra sui seni.
Pronti e duri al mio tocco.
Prendo fiato ne ho bisogno.
Mi gira la testa per tutto quello che vedo e che sento.
Non parliamo molto.
Sento solo i tuoi gemiti e la voglia che hai di me.
E quella che io ho di te.
Mi alzo per togliermi pantaloni  e boxer in una sola mandata.
E tu ti liberi di quell'ultimo indumento rimasto a fare barriera tra i nostri corpi nudi.
Sono pronto bambina, sono pronto da sempre.
E sta sera mi hai fatto impazzire.


"Ti ho pensata tutte le sere, tutte le notti  e tutti i giorni"


"OH Edward!"


"Ti ho sognata persino"


"Anche io ti ho sognato e mi prendevi  come ora"


"Tu invece sei meglio del mio sogno.... molto meglio"


E poi rimaniamo in silenzio.
E le mani continuano il loro gioco, il loro percorso verso il paradiso.
Si fanno strada, dentro e fuori di te.
Mi accogli quasi con devozione.
Ti sto adorando Isabella.
Te ne accorgi vero?
Bacio ogni parte di pelle, non tralascio nulla.
Voglio tutto quello che hai da darmi.
Rotoliamo nel letto e tu ora sei sopra di me.
E ti prendo così.
Per la prima volta ti prendo così.
Sei tu a prendermi.
Sei tu a posizionare il tuo ingresso alla mia erezione.
E ti abbassi.
E ti sollevi.
Movimento ritmico. Lento e lungo.
Ti muovi da dio bambolina.
E io mi ritrovo con la testa e occhi all'indietro.
E con la bocca aperta per far entrare più aria nei miei polmoni.
Mi lasci senza fiato.


"Sei bellissima......"


Continui nel tuo movimento e ti abbassi su di me.
I tuoi seni ora spalmati sul mio petto.
Li sento.
E sono quasi pronto.
Non resisterò ancora per molto.
Voglio dirtelo.


"Sono al limite Bella...... scusami non resisterò ancora per molto....."


Mi sorridi, hai capito quello che intendo.


"Sono coperta Edward... prendo la pillola"


Non lo so può sembrare un controsenso ma appena pronunci quelle parole, mi sento libero.
Senza uscire ti spingo con la schiena sul materasso.
Cambiare posizione mi ha un po' calmato così riprendo a spingere.
Ti sento bagnatissima e io sono di marmo ora.... più di prima, se questo è possibile.
Sento il mio membro duro scorrere perfettamente e spingo con forza.
E tu mi inciti.


"Di più.... spingi di più.... ancora .... di più"


"Mi vuoi ancora Bella? Dimmelo..... mi vuoi ancora?"


"Sììì ...... ancora.... non smettere ti prego... "


Mi bastano poche altre spinte, lunghe, che ti sento contrarre e ansimare più forte......
..... e non resisto più nemmeno io.... mi libero...... mi svuoto completamente dentro di te.
Rimango così, esausto e ansante.
Mi spalmo tutto sopra di te.
Ho paura di soffocarti ma in questo momento non ne posso fare a meno.


"Ti peso Bella?"


"Mi piace così.... mi piace sentirti completamente sopra di me"


Rimango immobile con il volto nascosto tra il tuo collo e i capelli.
Cerco di riprendere fiato.
Mai ho provato queste sensazioni in vita mia.
Tu mi baci il collo.
E lentamente ricominci a muovere il bacino.
E io ti lascio fare.


"Vuoi ricominciare?"


"Ti voglio ancora"


E riprendiamo la nostra corsa.
Fino a che stremata, ti giri e appoggi la schiena al mio petto.
Mi avvicino, plasmo i nostri corpi, ti abbraccio.


"Buonanotte Edward"


"Buonanotte Bella"



CAPITOLO SETTE - REAZIONI IMPROVVISE 1



Ho camminato attraverso una terra vuota
conoscevo il sentiero come il palmo della mia mano
sentivo la terra sotto i miei piedi
sedevo sul fiume e mi rendeva completo
Oh una semplice cosa, dove siamo andati?
Sto diventando vecchio e ho bisogno di qualcosa di cui fidarmi
Così dimmi quando starai per lasciarmi
sto diventando stanco e ho bisogno di qualche luogo da dove cominciare.


Ho camminato attraverso un albero caduto
Ho sentito i suoi rami che mi guardavano
è questo il luogo dove ci amavamo?
è questo il luogo che ho sognato?
e se tu hai un minuto perchè non andiamo
a parlare di questo da qualche parte che solo noi conosciamo?
questo potrebbe essere la fine di tutto
così perchè non andiamo in qualche luogo che solo noi conosciamo?






CAPITOLO SETTE - REAZIONI IMPROVVISE 1



E' pomeriggio inoltrato.
Mi preparo per la cena.
E' presto .... mi lavo con calma.
Mi asciugo con cura.
Accorcio leggermente la barba.
Mi taglio le unghie.
Faccio contenta Rosalie e indosso il mio vestito migliore, anche se fa caldo.
Preferirei qualcosa di più comodo e sportivo, invece pure la cravatta.
Sono curioso di sapere di che sorpresa si tratta.
Speriamo non un'altra come Tanya.
............ E se invece fosse..........?????
No Edward.
Perchè Alice dovrebbe nascondermelo?
Che senso avrebbe.
Va bene tutto tranne Tanya.
Vi prego e vi scongiuro.
La chiamo.
Voglio sincerarmene.
Se fosse così, avrei la possibilità di declinare l'invito ed eviterei la tortura del vestito.
Se mentisse comunque, l'avviserei di già.
Sappi cara sorella che se dovessi arrivare e trovassi Tanya, ossia , la sorpresa della serata, giro i tacchi e scappo.
Quindi sappiti regolare.
In un modo o nell'altro me ne andrei.


"Sono Edward.... senti una domanda soltanto..... non è Tanya la sorpresa di questa sera vero Alice?"


"Mi chiami per questo? Sbrigati piuttosto che devi passare a prendere il vino da Paul, sei in ritardo, lo sai com'è la zia...."


Alice riaggancia.
Niente.
Tanto se fosse così. Scapperei.
Pace.
Zia o non zia.
Ho trent'anni dovranno pure capirlo una buona volta.
Mi faccio il nodo alla cravatta.
Mi guardo ancora allo specchio, di schiena e di fianco.
Passabile.
Può andare.
Prendo le chiavi nella ciotola e corro da Paul.
Compro due bottiglie di vino rosso e due di quello bianco.
Parcheggio la macchina davanti casa di zia Maggie.
Pare che io sia davvero l'ultimo, la macchina dei miei genitori, quella di Alice, di Rosalie.
Attraverso il giardino e prima di arrivare alla porta mi fermo davanti alla finestra.
Guardo dentro.
Sono molto curioso e terrorizzato.
Non mi alletta per niente l'idea di dover scappare, mi dispiacerebbe mancare di rispetto a tutti loro.
Però potrei non avere scelta.


"Che fai spii in casa di tua zia?!"


Come volevasi dimostrare.


"Tanya....."


Mi prende a braccetto e mi costringe ad entrare.
Poso il vino sul tavolo.
Saluto e abbraccio tutti e cerco Alice con lo sguardo.
Non la vedo.
Respiro per mantenere la calma.


"Jass ..... tua moglie dov'è? Avrei bisogno di conferire con lei immediatamente, se possibile!"


"AHAHAHAHHAHHAH Edward, amico, conferire....... ma come parli...... è in giardino, sul retro, vicino al laghetto.... con la sorpresa......"


Mi blocco.
Allora la sorpresa non è Tanya...... non che questo muti di molto le cose.
Speravo di non vederla comunque.
La sola presenza m'infastidisce.
Cambio idea non esco da Alice.
Aspetto in casa.
Tanto tra poco tornerà.
Mi fermo a parlare con mia madre e mio padre che puntualmente mi rimproverano di non farmi vedere e sentire abbastanza.
Forse hanno anche ragione, non lo so.


"Edward....... eccoti finalmente....."


"Alice è da un po' che sono qui..... ti stavo aspettando anche io...."
E poi la vedo.......


"Ecco la nostra ospite speciale di sta sera.....  e anche delle prossime, vorrei ben sperare.... Isabella ci farebbe tanto piacere se tu volessi condividere questi nostri incontri ...... non starai male te lo prometto.....  e poi sono convinta che Edward .... ne sarebbe contento....e noi lo vedremmo almeno  una volta alla settimana..... vero Edward?"


Mia sorella.
La dovrei picchiare.
Cosa le potrei fare?
Ho tempo per pensarci.
Ora sono distratto da altro.
Isabella.
Si avvicina.
Elegante e sobria.
Tacchi alti.
Vestito nero. Leggermente scollato sulla schiena.
Le fascia i fianchi.
Non l'ho mai vista così.
Capelli sciolti, appena acconciati.
Poco trucco.
Un'incanto.
Mi sorride e si avvicina.
Cerca anche lei di ignorare le parole di Alice.
Si avvicina sempre di più, sempre di più.
Più la guardo, più la trovo incantevole.
Mi da un altro bacio lieve sulla guancia, simile a quello di tempo fa. 
Simile perchè questo bacio non è al centro della guancia.
Diciamo che è al limite della bocca.
E sento le sue labbra.
Ne posso sentire quasi il sapore.
Lo so sono fritto.
Io lo so che sta sera .......... potrei fare ...... di tutto.
Potrei rapirti bambolina, lo sai?


Sto pensando ad una scusa per portarti fuori.... caricarti in macchina  e portarti via.
Nella barca, nella tua stanza, nella baita, nel bosco.... ovunque...... anche in capo al mondo se necessario.
Però ho bisogno di stare da solo con te.
E' urgente.
E' prioritario. 
Non è più rimandabile.
Il tuo bacio è sì lento delicato, ma prolungato.
Le labbra si soffermano un po' su di me.
Mi danno il tempo di appoggiare la mano sinistra sul tuo fianco.
In un lieve abbraccio.


"Ciao Edward"


Mi saluti e mi guardi negli occhi mentre lo fai.
Ho le mani sudate.
Sono tutto sudato a dire il vero.
Ho la febbra di sicuro.


"Scusami se non ti ho detto nulla prima..... di questa sera"


Muovo la testa.... simulando un no, nulla, sottovoce...... 
Ti libero dalla mia presa sul fianco.
Dolce fiore.
Vorrei nutrirmi di te sta sera.
Vorrei nutrirmi del tuo nettare.
Lo vorrei tutto per me.
Tu sei pronta?
Io mi sto trattenendo.
Sto lottando con me stesso.
Sto lottando con i miei sentimenti.
Con la ragione.
Vorrei lasciarmi andare.
Lo vorrei davvero. Credimi.
E tu lo stai facendo di proposito.
Troppa gente.... per poterlo fare.
Contegno e controllo Edward.
Penso che potevi evitare di baciarmi, a quel modo poi.
Non starei in queste condizioni ora.
Non avrei l'erezione del secolo in atto.
Per fortuna siamo seduti a tavola già da un po'..... tra poco tornerà in posizione di riposo, senza che nessuno si accorga di nulla.
Almeno lo spero.
Non è piacevole andarsene in giro con il pisello teso .... da essere notato anche dai satelliti in cielo.
Ma fatico a farlo tornare a riposo.
E tu, piccolo fiore, non è che mi aiuti tanto.
Siamo  vicini a tavola, tu siedi alla mia destra.
Tu lo senti, in che condizioni sono, mi percepisci e allunghi una mano sul mio ginocchio.
Indifferente, senza guardarmi.... mentre parli tranquillamente  con Rosalie.
Così abbasso la mia di mano e l'appoggio sulla tua.
L'afferro. La stringo.
Forte e delicato.
Le nostre dita si intrecciano. Subito.
Giocano insieme.
Si stuzzicano.
E io sono messo sempre peggio.
Lo so.... lo so.... tu sei nelle mie stesse condizioni.
Abbasso lo sguardo e sorrido.
Guardo le mani unite.
Bambolina sapessi, quello che stai facendo al mio piccolo cuore, solo con questo gesto.
Vorrei prenderti, qui, scaraventare tutte le vettovaglie giù dal tavolo, al diavolo i commensali presenti..... 
Continuo con questa scia di pensieri su di te.
Ormai in preda al delirio.
Cerco invano di conversare con i presenti.
Mangio con la sinistra, pur di non lasciare la mia presa.
Bevo a piccoli sorsi.
Immagino la tua mano salire un po'.
Non molto.
Di poco.
Se solo ci provassi ..... potrei strozzarmi.
Sarebbe la fine.
Se lo facessi io?
Mi agito sulla sedia. E' evidente.
Emmet se ne accorge.
E' seduto di fronte a me.


"Edward che hai? Ti vedo agitato? Sembra che tu abbia uno scorpione nelle mutande amico?"


"Puffh!" 


Non mi esce altro.... e lui abbassa 
lo sguardo e capisce, e ride in silenzio, fortuna sua.


"Edward hai bisogno di una mano per caso? AHAHAHAHAHAHAHAHAAHHAAHH!"


Non riesce a trattenersi, ...... GLI AMICI.... tutti si voltano verso di lui.
Rosalie gli da una manata sulla spalla, cercando di farlo smettere.
E poi si gira a guardarmi, spalancando la bocca.
Ok ora lo so.... potrei fregarmene.
Invece tiro un calcio ad Emmett da sotto il tavolo...... e lo zittisco immediatamente.
Isabella lascia la mia mano.
Merda, mi piaceva quel contatto.
No ti prego bambolina torna qui.
Non lasciarmi solo.
Vorrei riafferrargliela all'istante, ma lei ha spostato la mano sul tavolo.
Indifferente.
Merda!
Merda!
Calmati Edward. Calmati è meglio così.
La cena è finita e tu hai bisogno di mettere qualcuno a riposo nei boxer.
Mi sento tutto indolenzito.
Tutti si alzano e ci spostiamo in giardino per il caffè.
Finalmente mi sono calmato.
L'aria fresca e umida della sera mi spegne un po' i bollori.
Fortunatamente.
Isabella ed io parliamo poco.
In giardino sembri sfuggirmi.
Ti osservo da lontano.
E' stato troppo per te quel contatto?
Però io vorrei anche altro.
Ora più  che mai.
Ti sento dire ad Alice che sei stanca e vorresti tornare a casa.
Le stai chiedendo di accompagnarti al faro.
Mi sto avvicinando a te per offrirti un passaggio, quando Tanya mi blocca.


"Edward, stai andando vero? Mi daresti uno strappo a casa, prima sono arrivata con Rosalie, tu sei di strada, tanto!"


Parla forte Tanya.
Tutti si voltano.
Guardo Isabella che abbassa lo sguardo per evitare il mio.
Mi sale la rabbia. Non so come. 
Ti sei pentita Bella?


"Certo Tanya, andiamo, ti porto io"




to be continued..............